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Certosa di Vigano e Oratorio di S. Ippolito

Casa fortificata protetta da un fossato, con un cortile interno e una colombaia e con Oratorio all'interno del complesso.
Indirizzo Piazza S. Brunone - Frazione Vigano
Cap 20083
Modalità di accesso

Ingresso accessibile in sedia a rotelle.
Parcheggio accessibile in sedia a rotelle.

La cappella è aperta al pubblico ogni 2° domenica del mese:
periodo invernale (ottobre/aprile) dalle h. 10 alle h. 16.
periodo estivo (maggio/settembre) dalle h. 10 alle h. 17.

Visite guidate su appuntamento, scrivendo a info@mambre.it

La notizia più antica relativa al borgo di Vigano è del 1118, anno in cui un certo Leopertus de Vigano vende dei beni di quel luogo.
E’ verosimilmente di quel periodo la costruzione del castello, da intendersi come casa fortificata, protetta da un fossato, superabile con un piccolo ponte levatoio e un ponte fisso, con un cortile interno e una colombaia.
L’arrivo dei frati Certosini lo trasforma in convento, la cui dimensione è quella che possiamo vedere.
L’edificio si trova al centro di un podere che si espande a seguito di acquisti, permute e donazioni fino a comprendere alcune cascine ancora esistenti: Guzzafame (detta anche Guzafiume) e San Pietro; altre, ormai abbattute, erano Santa Maria (vicina a San Pietro) e Fontana (oggi complesso edilizio di fronte al muro del giardino della Certosa).
La proprietà dell’edificio e dei poderi circostanti è assegnata alla Certosa di Pavia (appena costruita) da Gian Galeazzo Visconti nel 1400, togliendola d’imperio a Jacopo Dal Verme (il condottiero che l’aveva avuta in dono dallo stesso duca).
La Certosa di Pavia è perciò riprodotta in un affresco in gran parte consumato sopra il portone d’ingresso.
Lo sviluppo del borgo di Vigano è dovuto all’attività dei Certosini che, da ultimo, tracciano anche la strada che conduce a Gaggiano.
I loro beni vengono requisiti nel 1769, quando l’ordine viene sciolto dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria.
La Certosa diventa casa padronale del podere denominato della Fontana e tale rimane fino all’ultimo scorcio del Novecento.

In anni recenti è stata restaurata e ospita attualmente tre famiglie e un’associazione culturale (Mambre).
E’ riconoscibile sull’angolo della facciata il laboratorio del fabbro.
Risale alla metà del Cinquecento l’Oratorio che si trova all’interno del complesso, dedicato a Sant’Ippolito e i cui affreschi sono stati affidati ad Aurelio e Giovan Pietro Luini (due dei quattro figli del più celebre Bernardino Luini) nel 1578 dalla Certosa di Pavia.
Le scritte Gra Car testimoniano la committenza dei Certosini. Oltre a rappresentazioni riguardati la vita del Santo al quale l’oratorio è dedicato, numerosi sono i riferimenti alla vita dei monaci e al suo Santo fondatore, San Brunone. Degno di nota è anche il soffitto ligneo a cassettoni, dipinto probabilmente a tempera e riccamente decorato.
Anche l’Oratorio è stato riportato alla luce in anni recenti, dopo essere stato adibito, prima dall’esercito napoleonico, poi dal Regno d’Italia a Corpo di Guardia e, nella prima metà del Novecento, ad abitazione privata.

Curiosità: Sulla parete dove era sistemato l’altare, non dipinta, si trovava una pala riproducente nel mezzo la Vergine col bambino, a destra S. Sebastiano e a sinistra S. Rocco. L’autore fu identificato come Ambrogio da Fossano da uno studioso d’arte milanese, Girolamo Luigi Calvi. Il quale fu a lungo proprietario di un possedimento a San Vito di Gaggiano.

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