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Oratorio Donato del Conte

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Donato Del Conte, nato nel 1421 e morto all’età di settant’anni, ha dato il nome a questa cascina passato in sua proprietà attorno alla metà del Quattrocento dopo essere appartenuta prima alla famiglia Stampa, poi a Zanino Barbato.
Indirizzo Località Donato del Conte - Frazione Fagnano
Punti di contatto
Cap 20083
Modalità di accesso

Parcheggio accessibile in sedia a rotelle.

 

Fu Donato del Conte a decidere la costruzione dell’Oratorio dedicato alla Vergine Maria, facilmente riconoscibile da chi passa lungo la Vigevanese; l’edificio fu terminato nell’agosto del 1482 come attesta l’incisione ancora oggi leggibile sopra l’ingresso ed era ricco di affreschi ormai irrimediabilmente persi: una Madonna con bambino nella lunetta sopra il portalino esterno; sulla facciata, quattro figure di santi (Antonio abate, Cristoforo e due mai identificati); una Crocifissione sulla parete di fondo, poi sostituita da una pala d’altare raffigurante il ritorno di Cristo dall’Egitto.
Ai due lati dell’ingresso erano anche riprodotti gli stemmi delle famiglie Del Conte e Della Croce cui appartenevano Donato e sua moglie Caterina.
L’Oratorio, in cattive condizioni già alla fine dell’Ottocento, è andato via via deteriorandosi, soprattutto perché utilizzato da tempo immemorabile al servizio dell’attività agricola senza rispetto per le opere e la stessa struttura.
Il territorio attorno alla cascina, fino alla locanda Barbattola (il cui nome deriva dal Barbato, suo antico proprietario) e al Naviglio Grande, è stato Comune autonomo nel periodo precedente l’Unità nazionale.
Appartenne, per breve tempo, alla cantante lirica Giuditta Pasta, poi all’on. Francesco Mussi, il cui erede Francesco Cazzamini Mussi ne fece infine dono all’Ospedale di Abbiategrasso.

Curiosità: Un caso di omonimia ha indotto in inganno diversi studiosi dei secoli passati che attribuivano la proprietà della cascina e la costruzione dell’Oratorio a Donato Borri (1425-1477), condottiero al servizio del duca di Milano Francesco Sforza. La sua amicizia e fedeltà al duca gli avevano attribuito i soprannomi di Donato “da Milano” e Donato “del Conte”, rendendolo omonimo del vero proprietario.
Il nostro dialetto ha contribuito a perpetuare l’equivoco sul nome della cascina, chiamandola “Cassina di Cunt”, facendo pensare a non ben precisati nobili (i Conti).

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